Poste, nemmeno nel Katanga
······Poste, poveri noi! Siamo al disservizio piú scellerato, siamo a un disastro che nemmeno nel Katanga del 1960, nemmeno nei villaggi della Foresta Amazzonica.
······Ecco il progresso della civiltà: la posta viene distribuita, quando va bene, una volta la settimana. Con buona pace di chi riceve le bollette dopo la scadenza, di chi riceve i quotidiani in abbonamento una volta la settimana (benché, come è noto, vengano impostati nei capoluoghi di provincia) e i settimanali dopo una settimana.
······Ma i danni li subisce soprattutto chi – aziende, professionisti, ditte – con la posta lavora abitualmente, o meglio, chi è purtroppo costretto a lavorarci, e a cui ogni giorno le poste mandano all’aria occasioni e affari.
······Si tratta di quelle stesse poste che, privatizzate, promisero la consegna delle lettere in un giorno e poi hanno risolto abolendo il timbro di arrivo facendo mettere il timbro di partenza non nell’ufficio d’impostazione come si faceva ai bei tempi, ma in centri specifici quando la posta vi arriva (per il Molise la posta in partenza viene timbrata a Pescara). Per cui gli utenti (che adesso con il senso dell’ironia chiamano “clienti”) nel caso volessero contestare, non hanno la prova né del giorno della partenza né di quello dell’arrivo della lettera.
······Intanto le tariffe arrivano alle stelle: provate a vedere le tariffe per l’estero dal secondo porto in poi, tenendo presente che sono state abolite le tariffe “Stampe” e “Piego di libri” e tutto deve essere affrancato con la tariffa “Prioritaria” (prioritaria poi rispetto a che?). Continuando cosí a inferire ulteriori attacchi alla cultura.